21/04/2020
Consideriamo il tempo che ci separa dal fatidico 4 maggio come un’opportunità, non come una penalizzazione. È questo l’appello di Cisl Vicenza sulla questione della possibilità - attualmente in discussione - di riaprire in anticipo almeno una parte delle attività ancora chiuse. Una posizione che nasce anche dai risultati di un’indagine condotta in questi giorni dal sindacato vicentino su un campione di oltre 200 lavoratori di aziende che hanno già riaperto o che non hanno mai chiuso, in rappresentanza di alcuni tra i principali settori: metalmeccanico, orafo, tessile e abbigliamento, chimico, ma anche pubblico impiego, commercio e servizi. Più in dettaglio, se oltre il 25% non lamenta criticità particolari, ben il 50% evidenzia una carenza di dispositivi di protezione individuali, un ulteriore 15% la difficoltà a rispettare le distanze e un altro 7% una certa mancanza di informazione (con un 3% che evidenzia altre non specificate esigenze). «Anche alla luce di questi dati, per quanto empirici - commenta Raffaele Consiglio, segretario generale provinciale di Cisl Vicenza - è evidente che dobbiamo continuare a lavorare per garantire le condizioni di sicurezza al momento della riapertura. Sicuramente c’è la necessità di ripartire, perché i danni alla nostra economia e al mondo del lavoro sono già stati fortissimi, ma siamo sicuri che tutte le aziende sarebbero pronte a riaprire anche prima del 4 maggio? Noi crediamo di no, ed allora è necessario non solo attendere la riapertura, ma lavorare perché sia resa possibile». Secondo Cisl Vicenza, avere più tempo a disposizione potrebbe essere di aiuto anche a molte imprese: «Nessuno mette in discussione il senso di responsabilità delle aziende - continua Consiglio -, che nonostante le difficoltà si stanno dimostrando sensibili sul tema. Al contrario questo è davvero il momento di lavorare insieme, imprese e rappresentanti dei lavoratori, perché il lavoro da fare è tantissimo, il tempo poco e la posta in gioco altissima». Per molte aziende, infatti, il rispetto delle indicazioni di sicurezza si deve tradurre nella necessità di ripensare completamente gli spazi e i percorsi interni, a volte anche di organizzare diversamente i cicli produttivi e gli orari di lavoro, senza dimenticare la necessità di approvvigionarsi di ingenti quantità di DPI in un momento in cui questi faticano ancora ad essere disponibili nelle quantità necessarie. «È il momento - conclude Consiglio - di utilizzare davvero i comitati aziendali, dove possono confrontarsi i vertici dell’azienda insieme ai rappresentanti della sicurezza e ai delegati sindacali. Il tema di come lavorare “dopo il coronavirus” deve trovare coesione e partecipazione: se lo traduciamo solo in mero rispetto delle regole non andremo da nessuna parte ma soprattutto non riusciremo a recuperare quel gap competitivo che nel nostro territorio ha sempre determinato la condivisione degli obiettivi tra i diversi soggetti del mondo del lavoro. Ormai maggio è vicino: piuttosto che discutere su quanti giorni ci separano dalla riapertura, preoccupiamoci di sfruttare al meglio il tempo a disposizione, che già così in molte realtà è davvero poco. Perché nessuno può arrivare impreparato».In primo piano
RIAPERTURA: UTILIZZIAMO PER LA SICUREZZA IL TEMPO ANCORA A DISPOSIZIONE