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15/01/2016

Ma cosa ci dice davvero la lettura dei dati sull’occupazione a Vicenza?


Sull’andamento dell’occupazione assistiamo da mesi alla presentazione di tanti e confusi dati, – già ripresa all’alba di questo nuovo anno – e al confronto mediatico di due tipi di lettura: una ottimistica ed entusiasta, un’altra improntata al pessimismo. Per entrambe l’intento è quello di utilizzare i numeri per suffragare le rispettive posizioni politiche, soprattutto in merito al “Jobs act”.

Ma scegliendo di rimanere fuori dall’inutile e pretenzioso dibattito ideologico pro o contro il Jobs act, ci preme proporre invece alcune riflessioni per cercare di capire.

In primo luogo, gli effetti della nuova normativa sul lavoro si vedranno in realtà nel medio termine, anche perché gli ultimi quattro decreti sono stati emanati a metà settembre e una parte dei provvedimenti non ha ancora avuto un riscontro nella pratica quotidiana. Piuttosto, come possiamo vedere da una attenta lettura dei dati elaborati dal nostro Centro studi, due fenomeni soprattutto hanno interessato il mercato del lavoro nel 2015: l’andamento della congiuntura economica e gli sgravi contributivi introdotti dalla legge di stabilità 2015.

Ma vediamo l’andamento degli ultimi anni per la provincia di Vicenza.

Gli occupati erano 372.489 nel 2008, e 358.402 nel 2014. In questi anni di crisi, quindi, abbiamo perso circa 14mila occupati in provincia e con un tasso di disoccupazione passato dal 3,7% al 6,7%; più che raddoppiata, in particolare, la percentuale dei giovani disoccupati, salita dal 6,6% al 14,7%.

E nel 2015 cosa è successo? Domanda lecita a inizio di questo nuovo anno… I dati dei primi tre trimestri, secondo Veneto Lavoro parlano chiaro.

Partendo dalle assunzioni di lavoratori dipendenti effettuate in provincia di Vicenza, a fine settembre 2015 i contratti di lavoro dipendente attivati nelle varie tipologie contrattuali erano 80.620, e hanno superato le 100 mila unità (seppure non abbiamo ancora i dati ufficiali definitivi), in crescita quindi rispetto al 2014 quando i contratti attivati risultavano a fine anno 91.235 (nel 2008 erano 110.035, ma comunque in crescita rispetto a 2012 e 2013).

Dal confronto tra i soli terzi trimestri degli ultimi anni risalta evidente l’aumento delle assunzioni con un +13,9% (erano calate del 17% tra il 2008 e il 2014). Per quanto riguarda gli under 30 la crescita delle assunzioni nell’ultimo anno è stata del 14,4%, a fronte di un crollo del 27,6% nei sei anni precedenti.

Anche i saldi tra assunzioni e cessazioni segnalano un’inversione di tendenza rispetto agli ultimi tre anni: nel 2012 abbiamo avuto, tra assunzioni e cessazioni, un saldo negativo di 1.890 addetti, nel 2013 un saldo negativo di 1.780, nel 2014 di 1.220. Il saldo tra il terzo trimestre 2015 e la stessa data dell’anno prima è invece positivo per 1.665 occupati, con una stima positiva anche per l’anno appena chiusosi.

Questi dati indicano dunque una congiuntura finalmente favorevole, come effettivamente è stato per l’economia vicentina nel corso del 2015. Insomma, non si tratta della tanto annunciata ripresa (rispetto al 2008 il differenziale negativo ancora da recuperare resta importante), ma comunque di un’ inversione di tendenza nell’economia del territorio che ha influito anche sui dati occupazionali e fa ben sperare.

Se andiamo a vedere poi le tipologie contrattuali, si nota chiaramente nell’ultimo anno un aumento delle assunzioni a tempo indeterminato pari al 56,4%, dopo una diminuzione/calo del 54,9% dal 2008. Questo, più che un effetto del Jobs act, è il risultato degli sgravi contributivi previsti per le assunzioni a tempo indeterminato dalla legge finanziaria del 2015. Sarà interessante verificare cosa succederà nel 2016, ovvero quando la legge di stabilità comporterà un taglio dei benefici contributivi. Per quanto riguarda le assunzioni a tempo determinato, queste restano stabili, mentre calano dell’8% le assunzioni di apprendisti (è una forma di contratto in forte crisi, nonostante i numerosi tentativi di rilancio, su cui servirà riflettere in merito alle prospettive), e aumentano del 17% le assunzioni con contratto di somministrazione.

In sintesi, c’è una leggera inversione di tendenza nell’andamento occupazionale legata alla congiuntura positiva, che si è tradotta in una forte crescita dei contratti a tempo indeterminato grazie agli sgravi contributivi per le imprese.

C’è da dire inoltre che ancora non si vede traccia di una politica industriale che spinga la crescita degli investimenti sui settori innovativi, quelli su cui bisognerebbe puntare per creare nuovo lavoro.

E ancora, l’aspetto più interessante del Jobs act, cioè la dichiarata centralità delle politiche attive, è ancora sulla carta e senza chiarezza nelle prospettive (né adeguati finanziamenti) di veloce implementazione.

Queste due ultime considerazioni sottolineano le priorità che bisognerebbe dare alla strategia politica sul lavoro nel nostro Paese. Purtroppo però sembra che questi argomenti non siano in agenda.

Come Cisl riteniamo di dover sopra ogni cosa rimarcare dunque un’urgenza: la politica giochi il suo ruolo centrale nella costruzione di un progetto di rilancio del lavoro A partire dal territorio.

Gianfranco Refosco
Segretario generale di Cisl Vicenza

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